mercoledì 22 aprile 2015

Italicum, minoranza Pd contraria: tutti cacciati da commissione alla Camera


Dedichiamo questo bellissimo articolo su una triste pagina dell'ormai sempre più lontana democrazia italiana, in particolare lo dedichiamo a tutti quelli che non hanno votato il Movimento 5 Stelle perché Grillo era considerato un dittatore.
Buona lettura.
Si tratta, sottolineano fonti Pd, di una sostituzione 'ad hoc' e non definitiva, valida quindi solo per l’esame della legge elettorale. "Abbiamo comunicato che non intendiamo votare né i singoli articoli né il mandato al relatore. Ci è stato detto che saremo sostituiti nella Affari Costituzionali" ha comunicato il bersaniano Giorgis. Polemica sulla possibile fiducia alla riforma elettorale. Cuperlo: "Legislatura a rischio". E anche Scelta Civica si sfila... M5s: "Se il premier espelle minoranza disertiamo i lavori"
“Siamo all’ultimo chilometro, allo sprint finale: lo faremo sui pedali e a testa alta”. Ha ragione Matteo Renzi. Perché per il Pd la stretta finale sull’Italicum è una salita difficile, dura, dove – restando al gergo ciclistico – ogni scatto rischia di avere conseguenze nefaste. La conferma arriva dalla decisione della minoranza interna al partito del premier e dalla reazione di quest’ultimo: dieci deputati della minoranza dem in commissione Affari Costituzionali sono stati “tutti sostituiti” dall’ufficio di presidenza del gruppo, che si è riunito in serata. Si tratta, sottolineano fonti Pd, di una sostituzione ‘ad hoc’ e non definitiva, valida quindi solo per l’esame dell’Italicum e in linea con quanto deciso nell’assemblea dei deputati Pd. Ad essere sostituiti sono Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini e Marco Meloni mentre i nomi dei deputati che subentreranno saranno resi noti prima dell’inizio delle votazioni sugli emendamenti, previsto domani alle 14.30. L’ufficio di presidenza, viene spiegato al termine della riunione, non ha invece esaminato la questione relativa alle dimissioni del capogruppo Pd Roberto Speranza né ha deciso di convocare l’assemblea dei deputati che affronti la sua eventuale sostituzione.

Ad annunciare la decisione era stato in giornata il bersaniano Andrea Giorgis: “Abbiamo comunicato che non intendiamo votare né i singoli articoli né il mandato al relatore. Ci è stato detto che saremo sostituiti”. Tradotto: l’opposizione democratica si mette di traverso su un provvedimento assai caro al leader e Renzi, senza giri di parole, li caccia. Apriti cielo. Veleni, accuse e un rischio concreto: l’Aventino. Scelta Civica (che appoggia il governo) e Movimento 5 Stelle, minacciano di disertare i lavori in commissione per protestare contro l’accaduto. Sel, Forza Italia e Lega Nord, invece, lavorano per capire con quali forme protestare. Il primo effetto già c’è: l’esame degli emendamenti (97) è slittato dalle 10 alle 14.30 di domani. La sintesi la fornisce Stefano Fassina: “La sostituzione è un fatto grave” perché si tratta “della conseguenza dell’indisponibilità da parte del presidente del Consiglio a riconoscere le correzioni necessarie affinché il pacchetto Italicum-revisione del Senato non porti ad un presidenzialismo di fatto senza contrappesi e quindi ad una pericolosa regressione della nostra democrazia”.

Gli esclusi: da Bersani a Cuperlo, da Bindi a D’Attorre
Muro contro muro, quindi. Con la bilancia che pende inevitabilmente dalla parte di Renzi, più forte per numeri e posizione. A farne le spese nomi pesanti nella storia del Pd. Secondo quanto riferito da diverse fonti della minoranza dem, infatti, i sostituiti dal Pd in commissione Affari costituzionali per le votazioni sulla legge elettorale, potrebbero essere Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini, Marco Meloni.

Ma non è solo la questione della sostituzione in commissione ad agitare le acque democratiche. Matteo Renzi, infatti, non ha escluso di mettere la fiducia della riforma della legge elettorale (“Fiducia? Lo vedremo al momento della discussione parlamentare” ha detto), il che ha provocato la durissima reazione della minoranza interna. Ed è proprio Cuperlo, uno dei presunti sostituiti, a pronunciare parole assai dure: “La fiducia sull’Italicum rappresenterebbe uno strappo che metterebbe seriamente a rischio il proseguimento della legislatura, perché le opposizioni tutte avrebbero una reazione forte”. Stefano Fassina, invece, parla di minaccia: “Non voglio prendere in considerazione la continua minaccia del ricorso alla fiducia. E’ inaccettabile sul piano di principio. Non la voterei nemmeno se condividessi la legge al 100%” ha detto Fassina, che alla domanda esplicita se voterà o meno la legge in Aula ha risposto solo: “Presenteremo degli emendamenti”.





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